Era il 2015 quando la ricercatrice Deborah Shepherd e altri volontari, lavorando a uno scavo fossile pubblico in un punto adiacente a una strada sterrata, trovarono quello che, a primo impatto, sembrava solo un semplice pezzo di osso.
Shepherd fu tuttavia abbastanza lungimirante da avvisare il Dipartimento delle Risorse Minerarie del North Dakota e solo oggi, in seguito a recenti analisi, si è scoperto che quel fossile nascondeva le tracce non solo di una nuova specie, ma di un genere completamente nuovo di mosasauro.
I mosasuri, come suggerisce il nome di origine greca (σαύρος letteralmente “lucertola”), furono dei rettili marini vissuti circa 92 milioni di anni fa, nel periodo scientificamente definito Cretaceo superiore.
Le nuove ricerche sono state pubblicate sul Bollettino del Museo Americano di Storia Naturale. Qui si legge che il nome assegnato alla nuova lucertola marina, ossia Jǫrmungandr walhallaensis, deriverebbe dalla mitologia norrena.
Più nello specifico Jǫrmungandr è il nome di un colossale serpente marino con un corpo talmente lungo da circondare l’intera circonferenza della Terra e viene descritto come “un demone cosmicamente potente”.
Mentre la seconda parte del nome, Walhallaensis si riferisce invece alla città di Walhalla, nel North Dakota, dove appunto è avvenuta la scoperta.
Ma anche in questo caso la scelta non è casuale: “Walhalla è un riferimento alla grande sala Valhǫl dove Odino, il dio norreno, resuscita i soldati morti per risorgere in combattimento per le battaglie causate da Jǫrmungandr quando rilascia la coda (un evento noto come Ragnarǫk)”, afferma l’appassionato di paleontologia Jeanne Timmons.
L’importanza della scoperta per lo studio dei mosasauri
Secondo quanto emerso dalle ricerche, si sospetta che Jormungandr, possedendo “una morfologia intermedia tra Clidastes e Plotosaurini” sarebbe una specie transizionale tra di loro, vissuta 80 milioni di anni fa.
La scoperta è dunque particolarmente interessante perché fa luce in un campo poco conosciuto e ancora ricco di dubbi e incertezze, tanto che sul Bollettino si legge: “La nostra comprensione della macroevoluzione dei mosasauri è confusa“.
Anche il co-autore Clint Boyd ha dichiarato: “Questo fossile proviene da un periodo geologico negli Stati Uniti che non comprendiamo davvero. Più riusciamo a riempire la linea temporale geografica e temporale, meglio possiamo capire queste creature”.
Amelia Zietlow, la ricercatrice principale dello studio e dottoranda presso la Richard Gilder Graduate School dell’American Museum of Natural History, ha descritto il fossile come una “grande lucertola bagnata“, sottolineando dunque la forte somiglianza tra questo genere di mosasauro e le comuni lucertole.
“I mosasauri non sono poi così diversi, tutto sommato, dalle lucertole moderne in termini di anatomia. Sono davvero facili da capire. Non sono cambiati molto. Letteralmente, prendi un drago di Komodo e allungalo, e il gioco è fatto. Puoi spazzare via una o due delle piccole ossa, ma per il resto, un mosasauro è solo una grande lucertola bagnata”.
Una sorta di lucertola grande però più di uno squalo bianco moderno considerando che secondo le ricostruzioni arrivava ai 24 piedi (circa 7 metri), mentre la massima lunghezza di uno squalo bianco è di “soli” 4,9 metri.
Ciò che rimane di “Jorgie”, questo il nome con cui si riferisce Clint Boyd, è veramente esiguo: un cranio non completo, alcune delle sue costole e un certo numero di vertebre.
Sono state trovate inoltre tracce di morsi sui resti ossei, suggerendo così che Jorgie abbia trovato la morte in seguito a feroce attacco di un altro mososauro. Questa particolare sequenza di morsi potrebbe aver causato lo smembramento di Jorgie, separando una parte del suo corpo dall’altra e ciò spiegherebbe perché è stato ritrovato così poco del suo corpo.