Come è morta Titina De Filippo? La causa di morte della primogenita dei fratelli De Filippo

La famiglia De Filippo è stata una di quelle che ha elevato ai massimi livelli il teatro italiano e partenopeo. Non hanno contribuito solo Eduardo e Peppino De Filippo, ma anche la primogenita Titina De Filippo. Nata a Napoli nel 1898, è stata una delle attrici teatrali più versatili del Novecento. Sin dall’infanzia, si avvicinò al teatro e si appassionò da lì sempre di più al mondo della recitazione.

Dotata di un invidiabile talento naturale, Titina, anche grazie all’unione con i suoi fratelli, attirò l’attenzione di altre leggende della recitazione italiana. Può vantare, infatti, una carriera brillante che le ha concesso non poche soddisfazioni: oltre che nel teatro, infatti, lasciò un segno indelebile anche nel cinema, dove ha avuto l’opportunità di lavorare insieme a Totò, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e a Nino Manfredi. A lei Vittorio De Sica ha dedicato l’anno successivo alla sua morte uno dei suoi film più celebri e meglio riusciti, “Matrimonio all’italiana”.

Titina De Filippo, la vita dell’interprete al di fuori dei riflettori

I fratelli De Filippo, nella loro vivere quotidiano, sono stati la prova di come la vita non sia tutta rose e fiori e, in questo caso specifico, di come non sia sempre scontato vedersi riconosciuti i propri diritti, quando non si è figli degli stessi genitori. Vivevano a Napoli con la madre, Luisa De Filippo, ma non essendo stati riconosciuti dal padre, Edoardo Scarpetta, assunsero il cognome di lei. Il padre, tuttavia, sposato e con altri figli, lasciò inesorabilmente tutta la sua eredità a questi ultimi, escludendo completamente gli altri tre.

Titina De Filippo, la malattia e la morte

Già da qualche tempo, però, lei soffriva di una malattia cardiaca, che l’ha poi costretta al ritiro definitivo dalle scene. La sua morte avvenne a Roma il 26 dicembre 1963, quando aveva solo 65 anni. La morte di Titina De Filippo, la cui causa accertata è solo quella per complicazione al cuore, ha sconvolto tutti i suoi colleghi e i suoi ammiratori e, allo stesso tempo, ha rappresentato per molti napoletani la decadenza del dialetto e del teatro partenopeo.