Ad annunciare la grandiosa notizia è stato di recente l’Istituto nazionale per il patrimonio storico e artistico (Iphan), il quale ha pubblicato alcune informazioni rilevanti sulla scoperta di 43 scheletri umani e circa 100.000 manufatti a partire dal 2019, nel sito archeologico di Chácara Rosane, su un terreno della società MRV nel quartiere Fialho di Vicente, a São Luís (MA).
Il sito archeologico di Chácara Rosane, risalente a circa 9000 anni fa, ossia a un periodo di occupazione delle Americhe da parte del popolo sambaquieiro, antenati lontani e indiretti vissuti prima dell’arrivo dei colonizzatori europei. Esso rappresenta una pietra miliare nella preistoria brasiliana, testimoniando la lunga storia dell’occupazione umana sull’isola di São Luís e preservando un passato che precede i documenti storici convenzionali, fino ad ora posseduti, in Brasile.
Ecco le fasi del recupero del sito archeologico
È importante chiarire che il recupero del sito di Chácara Rosane è avvenuto durante il processo di concessione della licenza per lo sviluppo del terreno. Precedenti ricerche effettuate negli anni ’70 dal ricercatore Olavo Lima, pur indicando l’esistenza di un sito, non ne rivelarono l’entità, trattandosi di scavi specifici in località diverse da quella attuale.
La scoperta dell’esistenza dell’insediamento è avvenuta durante un recente monitoraggio archeologico, effettuato dalla società MRV, rivelando che antichi processi di aratura e interramento avevano mascherato la superficie, rendendo difficile inizialmente osservare i sambaqui, cioè siti archeologici costieri, composti in gran parte da fondali marini, conchiglie, molluschi e altri alimenti come semi, ossa di piccoli animali e sedimenti. Inoltre la proprietà era privata e recintata, il che rendeva impossibile per Iphan svolgere indagini, prima di vedersi concessa la licenza.
Nel sito sono ancora in corso gli scavi e la quantificazione dei pezzi. I ricercatori stanno studiando un metodo per ottenere un tipo di datazione più preciso, attraverso l’analisi isotopica, che prevede la conversione di pezzi di artefatti in gas per datare con precisione di cosa sono fatti. Per quanto riguarda la conservazione finale dei reperti, il rifugio permanente scelto è l’Istituzione Guardiana dell’Università Federale del Maranhão (UFMA), uno spazio registrato da Iphan. Tuttavia, data l’entità del numero di pezzi salvati, è stato necessario costruire una nuova riserva tecnica e un nuovo laboratorio.
Al termine della ricerca e con la consegna e l’analisi del rapporto finale, Iphan pubblicherà un documento tecnico con informazioni sintetiche in modo che la società possa comprendere meglio l’importanza archeologica dei reperti. Secondo CBS News, l’archeologo Wellington Lage ha dichiarato: “Lavoriamo ormai da quattro anni e abbiamo appena scalfito la superficie”.