A seguito dello scandalo derivato dal Pandoro Gate di dicembre 2023, è stato ritenuto necessario l’intervento dai piani alti. Giovedì 25 gennaio 2024 verrà difatti proposta la “legge Ferragni”, che mira a sovvertire ciò che si cela dietro il mondo della beneficenza e del commercio del territorio italiano, partendo proprio dalla sanzione di 1,4 milioni di euro per la nota influencer e imprenditrice, Chiara Ferragni.
È stata dichiarata una stretta per gli influencer. La “legge Ferragni”, che verrà fra un paio di giorni introdotta al Consiglio dei ministri, è stata elaborata dal Ministero del Made in Italy, capeggiato da Adolfo Urso. Concretamente, questa norma, destinata a privati, enti commerciali, imprese e aziende, si pone l’obiettivo di promuovere una maggior trasparenza, imponendo l’obbligo di menzionare esplicitamente sulla confezione dei loro prodotti a chi vanno donati i profitti e in che misura si intende contribuire alla beneficenza.
La Premier si esprime in merito al caso Ferragni
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha presentato per la prima volta questa iniziativa durante un’intervista, rilasciata da Quarta Repubblica. «Stiamo lavorando — ha dichiarato — a una norma per le attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico per la quale sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, per cosa vanno e quanta parte viene effettivamente destinata in beneficenza».
Naturalmente, non ha perso occasione per ricordare il caso Ferragni, in particolare il pandoro Balocco, in cui l’imprenditrice è stata multata per truffa e pratica commerciale scorretta. L’Antitrust ha constatato che i numerosi consumatori fossero stati raggirati, presumendo che una determinata percentuale del ricavato sarebbe stata destinata in beneficenza all’ospedale Regina Margherita di Torino, quando in realtà la donazione era stata avviata dalla famosa azienda dolciaria.
Nessuno scontro tra Meloni e Ferragni: solo maggior trasparenza
Meloni ha evidenziato che il vantaggio del caso Ferragni è stato quello di rendere evidenti alla popolazione del Bel Paese le lacune nella normativa che regola la trasparenza delle attività commerciali a scopi benefici. Se da una parte le raccolte fondi del Terzo settore e degli enti non profit sono regolamentate da linee guida del Ministero del lavoro e da norme che impongono il rendiconto, dall’altra, per quanto riguarda le attività commerciali e i privati, le leggi sono più flessibili.
La legge Ferragni, in poche parole, punta alla chiarezza, non vieta determinati usi commerciali. La presidente del Consiglio Meloni ha sottolineato che le sue sono buone intenzioni, non volendo creare uno scontro diretto tra il Governo e Chiara Ferragni. Ciò che spera è raggiungere il suo traguardo: perfezionare la regolamentazione del settore benefico e del commercio.