Il trapper 26enne, Jordan Jeffrey Baby, nome d’arte di Jordan Tinti di Bernareggio, in Brianza, è stato trovato morto questa mattina nel carcere di Pavia, dove era detenuto. Si ipotizza che si sia tolto la vita.
Il giovane era stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per rapina, con l’aggravante della discriminazione razziale nei confronti di un uomo di 42 anni, un operaio nigeriano. Assieme al 26enne romano, Gianmarco Fagà, noto come Traffik, gli aveva sottratto nell’agosto scorso la bicicletta e lo zaino alla stazione ferroviaria di Carnate. La vicenda, aggravata da insulti xenofobi, era stata ripresa e il filmato era stato condiviso su YouTube.
Già il secondo tentativo di suicidio fallito nel febbraio dello scorso anno sempre nel carcere pavese aveva spinto il suo difensore, l’avvocato Federico Edoardo Pisani, a denunciare penurie nella sorveglianza. Adesso, la tragedia appena consumata dovrà essere analizzata dall’inchiesta sull’accaduto.
Una morte questa che riporta alla luce quella che tra il 2021 e il 2022 era stata una vera e propria emergenza nella casa di reclusione pavese, ribattezzata il carcere dei suicidi dopo continui episodi (ben 6 nel 2022 dopo altri 3 in rapida sequenza negli ultimi mesi del 2021), con ripetute denunce delle diverse sigle sindacali della polizia penitenziaria, che oltre a lamentare i rischi per il personale ripetutamente aggredito, hanno in più occasioni ricordato le carenze d’organico e gli inevitabili problemi di natura gestionale.
A fine novembre scorso, Jordan Tinti aveva ottenuto la misura dell’affidamento terapeutico ed era stato scarcerato e trasferito in una comunità per tossicodipendenti. Tuttavia, “la misura è stata poi sospesa dal magistrato di sorveglianza, perché nella sua stanza sarebbero stati trovati un telefono cellulare e delle sigarette”, ha dichiarato il suo legale.
“Jordan è stato riportato nel carcere di Pavia, lo stesso in cui aveva denunciato di essere stato violentato e maltrattato. Ci sono due procedimenti in Tribunale a Pavia. In uno siamo costituiti parte civile. Nell’altro ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione”, ha poi aggiunto.
In quell’istituto penitenziario, il 26enne aveva già provato a compiere il suicidio. “L’ho sentito al telefono ieri pomeriggio alle 17 e ci siamo lungamente parlati e l’ho rassicurato. Invece stamattina mi ha telefonato suo padre in lacrime dicendomi che era morto. Jordan aveva solo bisogno di essere aiutato. Era vittima dello stesso personaggio che si era costruito. Era una delle persone più educate che io avessi mai conosciuto”.
L’apertura di un’indagine sulla morte di Jordan Tinti
Appresa questa triste notizia, verrà aperta un’indagine. “La cosa strana è che avevo saputo che aveva appena avuto un contatto con un discografico. Suo padre e io chiederemo che venga faccia chiarezza sulla sua morte”, conclude l’avvocato. In giornata, quest’ultimo ha anche mostrato la volontà di presentare un esposto per fare chiarezza sulla questione.