Chi è davvero Jimmi Chérizier, l’uomo più potente di Haiti soprannominato Babekyou?

Gira voce che Jimmy Chérizier, 46 anni, ex poliziotto ed ex braccio armato del presidente Juvenel Moïse, assassinato tre anni fa, abbia guadagnato l’appellativo di “Babekyou” (barbecue in creolo), carbonizzando le sue vittime. Lui sottolinea che verrebbe, invece, dal periodo dell’infanzia, quando accompagnava sua madre a vendere pollo fritto in strada. Sta di fatto che ad oggi è l’uomo più temuto e forse più potente di Haiti.

Si pone come capo di un’alleanza di gang criminali, Viv Ansanm (“Vivere insieme”), che ormai detiene il controllo di quasi tutto il Paese e che ha rigettato il piano messo a punto dagli Stati Uniti e dai Paesi del Caraibi (Caricom) per porre fine al caos, ossia le dimissioni del premier in esilio Ariel Henri e l’istituzione di un consiglio presidenziale provvisorio.

Durante una conferenza stampa, in cui si è mostrato in tenuta militare e con un fucile mitragliatore in mano, Chérizier ha dichiarato di voler “liberare Haiti dai politici tradizionali e dagli oligarchi corrotti” e che “sono gli abitanti dei quartieri popolari e il popolo haitiano che devono prendere in mano il destino e scegliere i propri leader.”

“Siamo i figli di Jean-Jacques Dessalines, leader dell’indipendenza haitiana del 1804. Quando i nostri antenati combatterono per l’indipendenza ci chiamavano terroristi, come oggi. Non stiamo facendo una rivoluzione pacifica. Stiamo facendo una rivoluzione sanguinosa nel Paese“, ha poi aggiunto.

Di cosa si è reso colpevole Babekyou?

Babekyou è ricercato per una serie di crimini. Tuttavia, non scappa. Ma anzi, convoca regolarmente conferenze stampa infiocchettate da frasi ad effetto e circondate dall’ombra della sua milizia, che recluta molteplici bambini-soldato in nome della “rivoluzione proletaria”.

Una violenza scoppiata attraverso una sfilza di attacchi mirati contro aeroporti, commissariati e carceri, da cui sono fuggiti 4.000 detenuti. “O Haiti diventa un paradiso per tutti, oppure un inferno per tutti”, minaccia l’autoproclamato “Robin Hood haitiano”, che, pur avendo svelato di essersi ispirato all’ex dittatore François Duvalier, sui muri delle bidonville che controlla è ritratto come Che Guevara.

Nella realtà dei fatti, Chérizier ha più la risonanza di un sanguinario signore della guerra che di un rivoluzionario. Sarebbe stato lui, infatti, nel 2018, un anno dopo l’uscita da Haiti dei Caschi blu dell’Onu, a progettare la strage nella bidonville di La Saline: vennero uccise oltre 70 persone, tra cui numerose donne e bambini. All’epoca, era ufficiale in una forza d’élite incaricata di lottare contro le gang.

Espulso di conseguenza dalle forze di polizia, venne però reclutato da Moïse, che gli fornì soldi e armi, per monitorare i quartieri poveri ed evitare rivolte antigovernative. Con l’assassinio di quest’ultimo, avvenuto in circostanze tuttora avvolte dal mistero, la nuova élite al potere non ha esteso il suo appoggio a Chérizier. Pertanto, ha deciso di porsi alla guida delle nove bande più potenti della capitale: l’alleanza “Famiglia G9”.

Sono perlopiù ex agenti di polizia e bambini di strada: compiono omicidi, furti, estorsioni, stupri, rapimenti e, stando ai dati dell’Onu, controllano le bidonville di Port-au-Prince, rappresentanti l’80% di una città di 10 milioni di abitanti. Paradossalmente, però, distribuiscono anche cibo e beni di prima necessità, garantendo alle organizzazioni non governative il permesso di operare.