Hermodice carunculata, comunemente conosciuto come “verme di fuoco“, è una specie di verme marino appartenente alla famiglia Amphinomidae.
Questo verme è noto per la sua colorazione vivace e le sue lunghe setole urticanti, che possono causare irritazioni cutanee se toccate. Vive principalmente nelle barriere coralline e nei fondali rocciosi dei mari tropicali e subtropicali. Il suo aspetto vivace e la sua natura predatrice lo rendono un importante membro degli ecosistemi marini, anche se può essere considerato dannoso per i coralli e altri organismi marini.
Fino a poco tempo fa, la presenza del verme di fuoco era comune nell’area del canale di Suez, ma con il riscaldamento del Mediterraneo. Nel corso degli ultimi due-tre anni, le ondate di calore estive hanno favorito una rapida moltiplicazione dei vermi di fuoco nei mari di Sicilia, Puglia e Calabria. Questi vermi sono diventati una specie invasiva, rappresentando una minaccia per gli ecosistemi marini, inclusi i coralli, e per le attività dei pescatori nelle riserve naturali marine della zona.
Per questa ragione, i biologi del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), operanti a Panarea e Milazzo, li stanno studiando attentamente.
Sempre più spesso, i pescatori trovano i pesci catturati nelle reti uccisi da questi animali incontrollabili, lunghi in media 20 centimetri ma che possono raggiungere anche un metro in alcuni casi. I pescatori sono anche soggetti a ferite frequenti, spesso costretti a ricorrere a trattamenti con cortisone. I vermi di fuoco hanno esteso la loro presenza anche sugli scogli e sulle spiagge, suscitando preoccupazioni per i potenziali danni. Per avvertire il pubblico sui pericoli associati a questa presenza, i biologi dell’Ogs hanno avviato una campagna informativa, in collaborazione con le Università di Modena e Reggio Emilia, di Catania e di Messina, Ispra e l’Area Marina Protetta di Capo Milazzo, in provincia di Messina.
Gli esperti spiegano che si tratta dell’Hermodice carunculata, una specie la cui popolazione era precedentemente sotto controllo. Tuttavia, a causa delle ondate anomale di caldo degli ultimi due-tre anni, la sua proliferazione è diventata eccessiva. Si tratta di un animale onnivoro, in grado di consumare una vasta gamma di materiale organico.