UNIFIL la missione di pace che affronta sfide militari e umanitarie, cercando di mantenere stabilità in una regione segnata da conflitti.
L’UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) rappresenta una delle missioni di pace più complesse e longeve delle Nazioni Unite. Creata nel marzo 1978, la sua istituzione fu una risposta all’invasione del sud del Libano da parte di Israele, nel contesto di un conflitto in cui tensioni politiche, militari ed etniche si intrecciavano in modo indissolubile.
Negli oltre quattro decenni di operazioni, l’UNIFIL ha adattato il suo mandato in base ai mutamenti del panorama geopolitico, mantenendo come obiettivo centrale la stabilizzazione della regione.
Mandato iniziale ed evoluzione nel tempo
Sin dalla sua nascita, UNIFIL si è concentrata sul monitoraggio del ritiro delle forze israeliane dal Libano e sull’assicurare una pace stabile lungo la “Linea Blu“, il confine tra i due Paesi tracciato dalle Nazioni Unite. Questo confine, pur essendo stato creato come misura temporanea, è spesso teatro di incidenti e recrudescenze di violenza.
La missione non si limita a essere un osservatore, ma lavora attivamente per prevenire escalation e per rafforzare la capacità del governo libanese di esercitare il controllo sul proprio territorio, in particolare attraverso la collaborazione con l’esercito nazionale.
Risoluzione 1701 e il ruolo attivo dopo il conflitto del 2006
Dopo il conflitto tra Israele e Hezbollah nel 2006, la missione ha assunto un mandato più ampio grazie alla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. A partire da quel momento, UNIFIL non si è limitata al monitoraggio delle ostilità, ma ha cominciato a sostenere l’esercito libanese nel pattugliamento del sud del Paese e nel controllo delle frontiere, al fine di prevenire il traffico di armi. Questo cambiamento ha trasformato la missione in una forza di interposizione con un ruolo più attivo nella gestione della sicurezza regionale.
Oltre agli aspetti militari, UNIFIL si impegna a garantire la protezione dei civili, l’accesso agli aiuti umanitari e la facilitazione del ritorno sicuro degli sfollati. In un’area come il sud del Libano, dove le infrastrutture sono spesso danneggiate dai conflitti e le tensioni sociali sono elevate, la componente civile di questa missione riveste un’importanza cruciale. Il dialogo con le comunità locali e il sostegno alla ricostruzione sono strumenti che rafforzano la fiducia tra la popolazione e le forze di peacekeeping.
Nuove sfide, tra tensioni e attacchi diretti
Negli ultimi anni, il contesto operativo di UNIFIL si è ulteriormente complicato. L’intensificarsi delle tensioni tra Israele e Hezbollah, unito all’instabilità generale del Medio Oriente, ha messo a dura prova le capacità della missione.
Con l’offensiva di Hamas del 7 ottobre 2023 e le escalation del conflitto israelo-palestinese hanno avuto ripercussioni anche in Libano. Negli ultimi mesi, raid aerei israeliani hanno colpito il sud del Libano e persino la periferia di Beirut, durante uno dei quali è stata gravemente ferita Celine Haidar, la giovane promessa del calcio libanese.
In questo clima, le basi di UNIFIL sono diventate bersagli diretti. Recentemente, razzi presumibilmente lanciati da Hezbollah hanno colpito la sede di Shama, ferendo militari italiani. Solo pochi giorni prima, altri razzi avevano già danneggiato le strutture della missione, dimostrando quanto sia fragile la sicurezza anche per le forze internazionali. Questi episodi sottolineano il crescente rischio che l’intera regione venga trascinata in un conflitto su scala più ampia.
Le conseguenze umanitarie e le difficoltà operative
Le sfide per UNIFIL non sono solo di natura militare. L’aumento delle vittime civili e le difficoltà nell’accesso agli aiuti umanitari hanno aggravato la crisi umanitaria in Libano, già devastato da una grave crisi economica.
Il numero di operatori sanitari uccisi nelle recenti violenze, oltre 226 dal settembre scorso, riflette la gravità della situazione. In questo contesto, UNIFIL cerca di mantenere una presenza che possa contribuire a limitare l’impatto del conflitto sulla popolazione, ma la portata degli eventi supera di gran lunga le sue capacità operative.
La missione deve anche confrontarsi con le critiche e i limiti del suo mandato. Alcuni attori locali percepiscono UNIFIL come inefficace o addirittura complice di una situazione di stallo che non affronta le cause profonde del conflitto. Tuttavia, il suo ruolo di stabilizzatore rimane indispensabile in una regione dove ogni errore potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
Il ruolo cruciale di UNIFIL nel Medio Oriente
Oggi, l’UNIFIL continua a essere un pilastro della strategia delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente, anche se le sue risorse e la sua autorità appaiono insufficienti di fronte alla complessità della situazione.
Mentre i governi e le parti in conflitto discutono di soluzioni politiche, i peacekeepers sul campo lavorano ogni giorno per evitare che le tensioni sfocino in una nuova guerra totale. In un’area segnata da decenni di conflitti, la missione di UNIFIL non è solo quella di monitorare la pace, ma di ricordare che una stabilità duratura richiede il coinvolgimento di tutti gli attori della comunità internazionale.