Israele ha rubato 52 km2 di terra palestinese in Cisgiordania, solo dal 7 ottobre 2023, intensificando la repressione e gli insediamenti.
Dall’inizio dell’attuale guerra contro la Palestina il 7 ottobre 2023, l’espansione coloniale israeliana nella Cisgiordania occupata ha subito un’accellerazione drammatica. Dal 7 ottobre, Israele ha confiscato illegalmente oltre 52.000 dunam di terra palestinese, pari a 5.200 ettari o 52km2.
Questi dati riportati da Muayyad Shaaban, responsabile della Commissione per la Resistenza al Muro e alla Colonizzazione, denunciano un intensificarsi delle pratiche di appropriazione e oppressione ai danni della popolazione palestinese.
Demolizioni e sfollamenti forzati
La visita di Shaaban nel governatorato di Jenin ha portato alla luce la gravità della situazione in cui vivono le comunità palestinesi. La demolizione di abitazioni e lo sfollamento forzato dei palestinesi, in particolare delle comunità beduine, sono ormai pratiche sistematiche, come parte di una strategia mirata a modificare la composizione demografica dell’area.
Le autorità di occupazione hanno intensificato anche l’uso di misure repressive, come l’installazione di posti di blocco militari e cancelli di ferro che isolano interi villaggi palestinesi, bloccando l’accesso a strade e comunità.
Tali azioni aggravano ulteriormente la sofferenza quotidiana della popolazione, già provata da decenni di occupazione e dalla violenza crescente dei coloni estremisti, spesso protetti o supportati dall’esercito israeliano.
L’espansione degli insediamenti
L’annuncio di nuove unità abitative per i coloni, come avvenuto nel luglio 2024 con l’approvazione di 6.000 case, rappresenta solo l’ultimo capitolo di una politica aggressiva che viola apertamente il diritto internazionale.
Secondo le informazioni fornite dall’associazione ONG Peace Now a luglio 2024, Israele aveva designato nel 2024 oltre 2.368 ettari di terreno statale in Cisgiordania, stabilendo un record di appropriazione fondiaria.
Le confische più significative includevano allora anche 1.200 ettari lungo la Valle del Giordano, un’area strategica per il controllo del territorio. A questa si aggiungono poi altre espropriazioni nei pressi di Gerusalemme Est e a sud di Betlemme, dove gli insediamenti israeliani ospitavano solo allora già decine di migliaia di coloni.
Più recenti testimonianze raccolte da Shaaban rivelano come i coloni abbiano confiscato terreni agricoli per espandere gli insediamenti illegali ed in alcuni casi, le case palestinesi sono state occupate e trasformate in avamposti militari.
Questi insediamenti, costruiti in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, non solo minano ogni possibilità di una soluzione basata sui confini del 1967, ma costituiscono un crimine di guerra secondo il diritto internazionale.
Il ruolo del governo Netanyahu
L’insediamento del governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu, al potere dal dicembre 2022, ha intensificato l’approccio colonialista di Israele. La coalizione, dominata da partiti ultranazionalisti e ultraortodossi, ha dato priorità all’espansione degli insediamenti illegali, ignorando deliberatamente le condanne internazionali.
Queste azioni si inseriscono in un progetto a lungo termine di annessione de facto della Cisgiordania, sfidando il diritto internazionale. Tutti gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, sono infatti illegali secondo la Quarta Convenzione di Ginevra e varie risoluzioni delle Nazioni Unite. L’espansione degli insediamenti costituisce un crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale umanitario
Le reazioni internazionali
La comunità internazionale ha reagito con condanne ferme ma poco incisive. L’Unione Europea, attraverso l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell, ha definito le politiche israeliane in Cisgiordania una “grave violazione del diritto internazionale” e ha chiesto il ritiro delle decisioni di confisca e costruzione.
A metà 2024, Bruxelles ha imposto sanzioni contro quattro persone e due entità coinvolte nelle violazioni dei diritti umani in Cisgiordania, ma non ha preso misure dirette contro il governo israeliano.
Nel frattempo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite continua a ribadire che le colonie nei territori occupati sono illegali, ma le risoluzioni non trovano applicazione concreta a causa del veto esercitato da alcuni membri permanenti.