Il rettore di Genova chiede di quadruplicare lo stipendio ma la proposta solleva polemiche su opportunità e priorità finanziarie.
Federico Delfino, rettore dell’Università di Genova ha recentemente proposto un incremento del proprio compenso. Un aumento che lo porterebbe da 44.409 euro annui a 160.567 euro, un aumento pari a 116.157 euro, che quadruplicherebbe di fatto la cifra attuale.
Questa proposta ha suscitato non poche polemiche, soprattutto per la giustificazione avanzata: i risparmi ottenuti sulle bollette energetiche dell’ateneo.
La proposta: quadruplicare lo stipendio grazie ai risparmi
Il rettore Federico Delfino attualmente percepisce 44.409 euro annui come compenso per la sua carica, a cui si aggiunge comunque lo stipendio da docente universitario.
Secondo la sua proposta, avanzata nel 2023, questa cifra dovrebbe salire a 160.567 euro, giustificando l’aumento con il calo dei costi delle bollette energetiche registrato dall’ateneo genovese dal 2022. I risparmi accumulati sarebbero sufficienti, sostiene Delfino, per finanziare il suo aumento di stipendio e quello di altre figure chiave dell’istituzione, come il prorettore, i membri del Consiglio di amministrazione e del Collegio dei Revisori.
Se approvata, questa revisione porterebbe il costo totale annuo dei compensi da 159.954 euro a 406.672 euro, con un incremento superiore ai 246.000 euro.
Nonostante la motivazione economica, che punta a presentare l’aumento come “sostenibile”, molti si interrogano sulla reale necessità di un incremento così significativo, soprattutto in un contesto in cui le università italiane lamentano da anni carenza di fondi e risorse.
Un fenomeno diffuso ma Genova spicca per l’entità
La richiesta del rettore dell’Università di Genova non rappresenta un caso isolato. Dopo l’introduzione di una norma nel 2022 da parte del governo Draghi, che regolamenta i compensi dei vertici di enti pubblici, sono aumentate le richieste di revisione salariale da parte dei rettori. Al momento, infatti, il Ministero dell’Università e della Ricerca, guidato da Anna Maria Bernini, ha in esame 30 richieste simili, presentate da rettori di diversi atenei italiani.
Tra queste, si distingue quella di Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari, che ha chiesto un incremento del 128%, portando il proprio compenso da 71.000 a 160.000 euro. Tuttavia, la proposta avanzata da Federico Delfino a Genova resta la più sorprendente per l’entità dell’aumento e, soprattutto, per la sua giustificazione in termini di risparmi energetici.
Molti osservatori criticano questa tendenza, in un periodo segnato da salari stagnanti nel settore pubblico, precarizzazione della ricerca e difficoltà finanziarie per gli atenei, richieste di aumenti così elevati sembrano fuori luogo. Inoltre, i rettori universitari percepiscono già due compensi distinti, lo stipendio da docente e l’indennità per la carica di rettore, con un tetto massimo fissato a 240.000 euro annui.
C’è davvero bisogno di questo aumento?
Il nodo centrale del dibattito resta la reale necessità di un incremento salariale di questa portata. Da un lato, la proposta di Delfino è del tutto legittima, i risparmi energetici rappresentano una risorsa economica aggiuntiva per l’università e il quadro normativo consente richieste di revisione dei compensi. Dall’altro lato, però, sorgono dubbi sulla sua opportunità.
Le università italiane continuano a soffrire per tagli ai finanziamenti, infrastrutture carenti e difficoltà a garantire risorse adeguate per ricerca e innovazione. La precarietà del personale accademico, unita alla crescente competizione internazionale, rende ancora più urgente un investimento diretto nelle attività che contribuiscono a migliorare la qualità dell’istruzione e della ricerca.
Un altro elemento da considerare è l’effetto simbolico di una richiesta simile. Quadruplicare lo stipendio del rettore, anche in presenza di risparmi, potrebbe sembrare una scelta miope agli occhi dell’opinione pubblica, specialmente considerando l’aumento delle rette universitarie e le difficoltà economiche di molti studenti e delle loro famiglie.
La proposta avanzata da Federico Delfino, seppur legittima dal punto di vista normativo, ha aperto un acceso dibattito sulla gestione delle risorse all’interno delle università italiane. L’aumento quadruplicato appare sproporzionato rispetto al contesto economico generale e solleva questioni di opportunità e priorità nell’uso dei fondi.
La decisione finale spetta ora al Ministero dell’Università e della Ricerca, che dovrà valutare non solo la sostenibilità finanziaria della richiesta, ma anche il suo impatto simbolico e morale.