Dalla Francia arriva Nemesis: femminismo alternativo, messaggi identitari e zero simpatia per il multiculturalismo.
Si fanno chiamare Nemesis, come la dea della vendetta nella mitologia greca. Ma non sono un gruppo mitologico, e nemmeno un collettivo femminista tradizionale. Sono nate in Francia nel 2019, si definiscono “femministe identitarie” e hanno guadagnato visibilità per le loro posizioni anti-immigrazione, contrarie all’Islam e molto critiche nei confronti del femminismo progressista.
Dietro questo nome si nasconde un movimento giovane, tutto al femminile, con radici che affondano nell’area dell’estrema destra europea, in particolare quella vicina ai movimenti identitari. I loro slogan, le proteste e la comunicazione social ricordano quelli dei collettivi progressisti, ma i contenuti vanno in tutt’altra direzione.
Femminismo sì, ma solo per le donne “europee”
Il collettivo Nemesis ha iniziato ad attirare l’attenzione nel 2020, durante manifestazioni contro le violenze sessuali. Ma invece di puntare il dito contro la cultura patriarcale nel suo complesso, le attiviste concentravano le accuse contro l’immigrazione e l’Islam, ritenuti principali responsabili delle aggressioni contro le donne.
Questo approccio ha fatto parlare immediatamente di “femminismo etnico”: secondo loro, le donne bianche europee sarebbero le vere vittime di un sistema culturale minacciato dalla diversità. Non mancano riferimenti all’“invasione migratoria” e alla necessità di difendere “i nostri valori, la nostra cultura, la nostra identità”
Le attiviste di Nemesis si presentano in modo studiato: abbigliamento sobrio, spesso bianco, volto scoperto, comunicazione elegante e grafica curata. Ma i contenuti sono tutto fuorché neutri: video provocatori, slogan nazionalisti e una narrazione del femminile come “da proteggere”, purché rientri nei confini etnici giusti.
A livello mediatico, il collettivo ha ricevuto appoggi e visibilità da testate e influencer legati all’estrema destra francese. Nonostante questo, le attiviste si dichiarano indipendenti dai partiti, e usano i social per rivendicare la propria unicità: “Siamo le uniche a difendere davvero le donne europee.”
In molti hanno criticato duramente Nemesis, definendole xenofobe, islamofobe, razziste. I movimenti femministi tradizionali le accusano di usare il lessico dell’emancipazione per fini identitari e reazionari. Ma proprio queste critiche sembrano rafforzarle nel loro pubblico, composto da giovani donne in cerca di rappresentazione alternativa e da ambienti ultraconservatori.
In Italia, il nome “Nemesis” ha iniziato a circolare nel 2024, su social come X e Instagram, con profili che riprendono toni simili, seppure meno espliciti. Non è ancora chiaro se si tratti di una filiazione diretta o solo di un’ispirazione.
Quel che è certo è che il femminismo, oggi, è diventato un campo di battaglia culturale, conteso tra più visioni. E quando una delle parti si presenta in tacco basso, citazioni classiche e grafiche minimal, la provocazione è ancora più efficace. Anche se, sotto la superficie, nasconde tutt’altro.