Giovane atleta barbaramente uccisa. Sono questi i “Talebani moderati”?

L’illusione dei “Talebani moderati” si sta gradualmente rivelando per quello che era: un’illusione, appunto. Da quando sono tornati al potere con la presa di Kabul, il 15 agosto, e il precipitoso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, i Talebani hanno instaurato un nuovo regime del terrore.

Il ritorno degli estremisti, un incubo per le donne

A fare le spese del cambio al vertice sono state soprattutto le donne afghane. I Talebani,  infatti, interpretano la legge islamica (Sharia) in modo estremamente radicale. Il che significa, per le donne, doversi confrontare con molte limitazioni ai loro diritti.

Escluse dalle scuole superiori e segregate nelle università, le afghane non possono più uscire senza burqalavorare, in pratica. A meno che non svolgano un mestiere che un uomo non può fare. Le responsabili della sicurezza nei settori femminili dei luoghi di culto, ad esempio, possono mantenere il loro posto. È impensabile, infatti, che un uomo tocchi una donna non della sua famiglia per perquisirla.

Anche lo sport è stato bandito. Il motivo? Per i Talebani espone il corpo femminile in modo non appropriato e non necessario. Molte atlete afghane, quindi, hanno cercato di lasciare il paese per evitare persecuzioni e rappresaglie. Le calciatrici della nazionale afghana senior, ad esempio, sono riuscite a scappare grazie a un accordo con il governo australiano, mentre le atlete della sezione junior sono arrivate in Pakistan con un visto umanitario, insieme alle loro famiglie. Non tutte, però, hanno avuto la possibilità di fuggire.

Mahjubin Hakimi, la pallavolista vittima dei Talebani

Membro della nazionale di pallavolo junior, Mahjubin Hakimi sarebbe stata decapitata. Uccisa dai Talebani per la sua attività agonistica, che prevedeva la partecipazione a molti eventi internazionali. Questo è quanto ha denunciato il Persian Independent, che ha portato alla luce il delitto. I fatti risalirebbero all’inizio di ottobre, ma i familiari dell’atleta, temendo ritorsioni da parte dei Talebani, avevano mantenuto il silenzio.

A raccontare tutto al Persian Independent sarebbe stata invece l’allenatrice della ragazza al Kabul Municipality Volleyball Club, Suraya Afzali (nome fittizio). Secondo la donna, le cui parole sono state riprese anche da Repubblica, i Talebani “hanno cercato di identificare le atlete, in particolare quelle della nazionale di pallavolo che in passato hanno gareggiato in competizioni internazionali e sono apparse in tv”.  Delle compagne di Hakimi, solo due sarebbero riuscite a scappare dall’Afghanistan.