Sette anni dopo l’Expo di Milano (2015), l’Italia vuole di nuovo all’esposizione universale. Questa volta si tratta dell’edizione 2030, per la quale, secondo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il Belpaese avrebbe tutte le carte in regola.
Presente per un paio di giorni all’Expo 2020 di Dubai (Emirati Arabi), in corso in questi mesi dopo il rinvio dovuto alla pandemia, la settimana scorsa Di Maio ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla candidatura di Roma per il 2030. Secondo il ministro, l’Italia è “pronta e determinata a giocare un ruolo fondamentale in Expo 2030, per il quale Roma è candidata” (AdnKronos). La presenza dell’Italia a Dubai, per Di Maio è un perfetto “ponte tra Milano 2015 e Expo Osaka 2025 e oltre“.
Le aspettative sulla candidatura della capitale, dunque, sono alte, come hanno confermato anche le parole dell’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del comitato promotore di Expo 2030, il mese scorso. “Se non fossi fiducioso non mi sarei gettato nell’impresa” ha detto. “Credo in questa città, che considero mia anche se non sono nato qui” (Euronews). Ospitare l’Expo per Massolo sarebbe l’occasione di creare un “fil rouge tra Giubileo 2025 e Expo 2030”.
Per aggiudicarsi l’edizione 2030 dell’esposizione universale, tuttavia, Roma dovrà superare altre quattro città: Mosca (Russia), Busan (Corea del sud), Odessa (Ucraina) e Riyadh (Arabia Saudita). Cadidate che lo stesso Massolo ha riconosciuto essere “temibili“. “Ciascuno ha punti forti e punti deboli, tutti cercheranno di far valere al massimo i propri punti di forza e nessuno farà sconti” ha aggiunto (Euronews).
La decisione della sede da parte del BIE (Bureau International des Expositions), attualmente composto da 175 Stati, è prevista per il 2023.