Il 20 aprile si celebra la Giornata mondiale della marijuana, detta anche Cannabis Day.
La storia dei festeggiamenti legati a questa ricorrenza e a questa data ha origine in California, negli Stati Uniti, nel 1972, quando un gruppo di giovani chiamato “Waldos”, per la loro abitudine di trascorrere le giornate su un muretto vicino la scuola, scoprì nelle vicinanze un campo abbandonato di cannabis.
I ragazzi decisero così di incontrarsi ogni giorno alle 4:20 nel parco della San Rafael High School per cercare il raccolto, ma non riuscirono a trovarlo e da quel momento il “4:20” diventò un codice per incontrarsi e fumare.
L’espressione è oggi conosciuta e utilizzata in tutto il mondo.
Esistono altre leggende relative alla scelta della data ma nessuna di queste parrebbe avere un vero fondamento.
La situazione in Italia: alcune iniziative per festeggiare
Gli appassionati di cannabis organizzano festeggiamenti in tutto il mondo in occasione di questa ricorrenza.
Di solito cercando di rispettare l’orario simbolo della festa, ovvero le 4:20 del pomeriggio.
A Milano si organizza di solito il 420 Vibes Party.
Parallelamente, a Roma, si tiene invece il 420 Roma Fest.
Gli eventi prevedono concerti, proiezioni di documentari, conferenze e tanto altro ancora.
Lo scopo è quello di promuovere la legalizzazione della cannabis, che in Italia stenta ancora ad arrivare nonostante le numerose iniziative di raccolta firme, proteste e manifestazioni.
L’intenzione degli antiproibizionisti italiani era quella di celebrare la giornata attraverso il lancio della campagna per il Sì al referendum cannabis.
La decisione della Corte costituzionale ha mandato in fumo i preparativi.
Ciononostante, oggi sarà tenuto un webinar internazionale, previsto per le 4:20 del pomeriggio, che tornerà a insistere sulla necessità di conquistare la regolamentazione legale di coltivazione e uso di questa pianta a scopi terapeutici.
Il comitato promotore del referendum, ispiratore dell’incontro, ritiene che la decisione della Consulta sia viziata da un errore di fatto nella lettura del Testo Unico sulle droghe e da un’interpretazione arbitraria, superficiale e datata degli obblighi derivanti dalle Convenzioni dell’Onu sulle droghe.
Per questi motivi è stato avviato il percorso per un ricorso contro la decisione che, con il coinvolgimento di esperti costituzionalisti, sfocerà anche in proposte di riforma organica dell’istituto referendario.