Alzi la mano chi non ha mai avuto un paio di Birkenstock. Comode ma brutte, soprattutto se indossate con il classico calzino alla tedesca, le scarpe dell’azienda nata nel 1774 sono la perfetta incarnazione del fascino per l’antiestetica.

Secondo Lyst, la nota piattaforma di shopping online, dopo l’uscita del film Barbie di Greta Gerwing, le ricerche per le Birkenstock sono aumentate del 110%.

Infatti, in una scena del film che ha portato in sala milioni di spettatori in meno di una settimana, appare proprio il modello Arizona del noto marchio tedesco. In particolare McKinnon, la Barbie Stramba, invita Barbie, Margot Robbie, a scegliere tra i comodissimi sandali e una più invitante scarpa col tacco per affrontare il cammino che separa Barbieland dal mondo reale. Insomma una rivisitazione in chiave ironica della più nota e ardua scelta tra la pillola rossa e la pillola blu di Matrix.

Ma già prima di Barbie il successo dei sandali tedeschi era segnato.

Se dovessimo trovare un punto di partenza per la diffusione virale delle Birkenstock, sarebbe probabilmente il 15 gennaio 2020, il giorno in cui Kanye West è stato immortalato con un paio di Boston ai piedi o, ancor prima, quando nel 2019 fece capolino sul tappeto rosso della Notte degli Oscar Frances McDormand, sfoggiando un abito su misura di Valentino con delle Birkenstock gialle.

Attualmente su TikTok l’hashtag #birkenstocks continua a percorrere 4,9 milioni di visualizzazioni, mentre quello dedicato ai suoi dupes, le copie vendute a prezzo ridotto, non scende sotto i 13,1 milioni di visualizzazioni

Sperando di cavalcare l’onda del momento, i sandali Birkenstock si quotano anche a Wall Street.

La società ha infatti presentato un’offerta pubblica iniziale negli Stati Uniti, prevedendo di quotare le sue azioni alla Borsa di New York. I termini proposti per la vendita delle sue azioni non sono stati rivelati, ma le notizie dei giorni scorsi avevano affermato che l’Ipo potrebbe conferire al produttore di sandali un valore di più di 8 miliardi di dollari.

La storia di una scarpa volutamente brutta

Le radici di Birkenstock risalgono al 1774 a Langen-Bergheim, in Germania, quando il fondatore Johann Adam Birkenstock iniziò a lavorare come calzolaio, tuttavia fusolo nel 1896 che vennero vendute le prime solette flessibili. Poco dopo, a cavallo del XX secolo, il marchio come lo conosciamo oggi ha davvero iniziato a prendere forma con l’introduzione del primo supporto arco sagomato.

Con l’apertura del nuovo stabilimento a Freidburg, le scarpe vennero conosciute e apprezzate anche dai professionisti dell’ambiente sanitario e alcuni dei corsi di formazione proposti da Carl Birkenstock furono tenuti da medici.  Da quando è arrivata negli USA, nel 1966, Birkenstock ha avuto sempre più acquirenti, trovando all’inizio popolarità tra i giovani hippie. Anche se le scarpe hanno avuto grande successo tra il pubblico con uno spirito libero, sono anche state etichettate come un brutto modello dall’elite dell’industria fashion.

Ma questa è stata negli anni la forza del brand.

Con l’hashtag #uglyforareason, Birkenstock ha lanciato il nuovo spot pubblicitario secondo uno stile volutamente provocatorio, creando una connessione tra la bruttezza percepita del piede umano e la sua utilità. Sul sito ufficiale si legge: “attraverso un approccio moderno e brutale, il design della scarpa è stato ispirato dalla funzionale architettura della storia piuttosto che dalle mode del tempo. L’infrangere delle regole ha permesso di realizzare modelli senza tempo e alimenta la filosofia che continua a definire il nostro brand”.