Da 36 a 121mila euro: è l‘incremento salariale approvato per il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, mediante una delibera del Consiglio di Amministrazione, il quale si conforma agli aggiornamenti previsti dalla legislazione nazionale ma che ha scatenato una serie di polemiche.
Le stesse controversie sono state generate dall’aumento salariale, successivamente bloccato, del rettore dell’Università di Lecce, Fabio Pollice, il cui stipendio doveva passare da 21 a 125mila euro.
Il 29 aprile scorso, è stato il momento dell’Università di Bari (Uniba), con il rettore Stefano Bronzini che ha dichiarato: “Tutti i dirigenti delle università italiane dovrebbero proteggersi con un’assicurazione in grado di coprire i costi delle responsabilità
Nonostante le contestazioni dei sindacati, l’incremento salariale dei rettori è completamente in linea con la legge, come stabilito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 agosto 2022, numero 143, approvato dal presidente del Consiglio dell’epoca, Mario Draghi.
Gli stipendi dei rettori universitari in altre parti d’Italia: il caso dell’Emilia-Romagna
Le università dell’Emilia Romagna, tra cui Bologna, Parma, Modena e Reggio Emilia, e Ferrara, hanno avviato una significativa e lodevole iniziativa di trasparenza, rendendo pubblici gli stipendi dei docenti, dei rettori universitari e dei prorettori online. Sorprendentemente, tra le sedi emiliane, è l’Università di Parma quella che offre i compensi più alti ai suoi rappresentanti. Il neo-prorogato rettore, Gino Ferretti, riceve un’indennità di carica di 47.709 euro lordi all’anno, in aggiunta allo stipendio come docente ordinario di prima fascia.
A Modena e Reggio Emilia, invece, l’università ha deciso di pubblicare solo i compensi dei sette dirigenti, con il direttore amministrativo Stefano Ronchetti che percepisce 131.000 euro all’anno. I dati relativi al rettore, al vicario, ai delegati e agli organi accademici non sono stati divulgati. Anche a Ferrara, le indennità superano quelle di Bologna.
In generale, è auspicabile un incremento della trasparenza su questi dati, non per una mera curiosità osservativa, ma perché ciò potrebbe contribuire a creare una maggiore vicinanza tra il mondo accademico e gli studenti, nonché i loro rappresentanti. Ciò che dovrebbe suscitare indignazione non è tanto il ricco stipendio dei rettori universitari, né l’accumulo di incarichi e i privilegi ad esso associati. Dovremmo indignarci se un rettore o un professore non lavora per il bene della propria istituzione, se abusa della sua posizione sociale, se non rispetta i regolamenti universitari, se trascorre più tempo al bar o al telefono piuttosto che impegnarsi nel proprio ufficio.